Se è vero che le “radici sono ali”, prendendo in prestito le parole del Sardus Pater Giovanni Lilliu, l’esperienza editoriale di Sa Republica Sarda è stata sospinta da ali e radici forti, capaci di tendere verso l’alto, fino a maturare uno dei progetti giornalistici più aggregativi e coraggiosi nella propagazione collettiva del sentimento identitario sardo. Riproporne oggi un tracciato biografico, attraverso un viaggio fra i nomi che hanno animato e vissuto il periodico fondato da Gianfranco Pinna nel 1977, è senza dubbio un’operazione di raccolta che in tanti attendevano: la testimonianza documentata di un impegno concreto per l’affermazione di un esito storico, l’indipendenza, fino ad ora negato e osteggiato. Sa Republica Sarda è stato questo, è stato il contraltare, l’antitesi, l’analisi attorno ai confini, la cultura della diversità opposta all’epidemia dell’uniformità. Ma più di tutto è stata una scuola di informazione documentata, dove hanno gravitato e partecipato gli autori più rappresentativi del pensiero libero identitario. Ecco alcuni nomi: Giulio Angioni, Mimmo Bua, Gustavo Buratti, Tonino Bussu, Aquilino Cannas, Angelo Caria, Franco Carlini, Francesco Casula, Carlo Cassola, Placido Cherchi, Battista Columbu, Michele Columbu, Gianfranco Contu, Ugo Dessy, Salvatore Fiori, Antonio Lepori, Giovanni Lilliu, Giampiero Zampa Marras, Francesco Masala, Mauro Mellini, Elisa Nivola, Fernando Pilia, Massimo Pittau, Alessandro Pizzorusso, Sergio Salvi, Leonardo Sole, Giancarlo Sorgia, Eliseo Spiga.
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